La vacanza estiva in Irlanda è stata la mia occasione non solo per conoscere un Paese che ancora non avevo visto, decisamente affascinante e dove la qualità della vita sembra davvero alta (a parte il clima), ma anche per testare in prima persona lo stato di salute del mercato immobiliare. Finora abbiamo scritto della ripresa, seppur faticosa, a Dublino, dell’arrivo dei fondi internazionali speculativi, delle prospettive di un’Irlanda che ha saputo fare le riforme e inventarsi politiche nuove. Ma che aria di respira? Dublino è una città che porta i segni della crisi, negozi chiusi ma soprattutto cartelli Vendesi. Nel Paese in generale ci sono cartelli su almeno una casa su tre.
L’investimento potrebbe essere anche interessante. Una palazzina di tre piani, una delle classiche abitazioni in mattoncini con la porta laccata rossa o blu, in una zona abbastanza centrale, con cinque appartamenti a reddito costa circa 350mila euro. Ma la resa dell’investimento dipende dalla ripresa dell’economia (e quindi dalla tenuta del mercato del lavoro e degli affitti) e dal recupero dei valori immobiliari. Che nell’intero Paese non crollano più (hanno perso anche il 50% dai picchi prima del 2008), ma stentano a risalire.
Ma il vero problema per la ripresa è tutto il resto del Paese. Le case vacanze sul mercato sono moltissime ed è difficile pensare a compratori che non siano del posto. Molto è vero è entrato nei portafogli della bad bank Nama ma prima o poi anche i fondi speculativi che comprano oggi pacchetti di asset immobiliari a sconto vorranno realizzare. E a chi venderanno?